Il corso intende presentare il contributo della filosofia politica contemporanea in tema di giustizia sociale e di eguaglianza. I modulo: la teoria della giustizia di Rawls, il libertarismo, il comunitarismo, il capabilities approach e il luck egalitarianism. II modulo: Walzer, Young, Fraser, Honneth: obiettivo dell’egualitarismo è la fine dell’oppressione, dello sfruttamento e del dominio. III modulo: la proposta normativa avanzata dalla c.d. ethic of care.
I testi per i frequentanti saranno indicati a lezione.
Testi per i non frequentanti:
I modulo:
Christian Arnsperger e Philippe Van PariJs, Quanta diseguaglianza possiamo accettare? Etica economica e sociale, il Mulino, Bologna 2003
e I. Carter (a c. di), L'idea di eguaglianza, Feltrinelli, Milano 2001.
o, al posto dei precedenti due testi:
Gary Craig, Tania Burchardt e David Gordon (a c. di), Social Justice and Public Policy. Seeking Fairness in Diverse Societies, The Policy Press, Bristol 2008.
II modulo:
Nancy Fraser e Axel Honneth, Redistribuzione o riconoscimento?, Meltemi, Roma 2007
o
Iris Marion Young, Le politiche della differenza, Feltrinelli, Milano 1996.
III modulo:
Joan Tronto, Confini morali. Un argomento politico per l’etica della cura, Diabasis, Reggio Emilia 2006.
o
Eva Kittay, Love’s Labor. Essays on Women, Equality and Dependency, Routledge, New York-London 1999.
Obiettivi Formativi
Il corso di propone di affinare le doti analitiche e argomentative degli studenti, dando loro gli strumenti per ragionare in termini filosofici su temi quali: la diseguaglianza, la discriminazione, l'oppressione e la cura dei soggetti dipendenti.
Metodi Didattici
60 ore di insegnamento frontale e 12 ore di lezioni seminariali con presentazione e discussione di testi.
Modalità di verifica apprendimento
Esame scritto.
Programma del corso
I teorici della giustizia sociale e coloro che operano nell’ambito delle politiche sociali hanno in comune un obiettivo: individuare le cause dell’ingiustizia sociale per realizzare una società giusta, una società in cui la giustizia viene spesso fatta coincidere con una condizione di maggiore eguaglianza. La filosofia politica può offrire in questo senso categorie e schemi interpretativi utili all’elaborazione delle politiche sociali.
Il primo modulo del corso si soffermerà sui contributi più importanti offerti dalla filosofia politica contemporanea in tema di giustizia sociale e di eguaglianza. Prenderemo in esame in particolare la teoria della giustizia di Rawls e le critiche che sono state formulate nei suoi confronti dal libertarismo e dal comunitarismo. Uno spazio importante sarà riservato alle critiche “interne” all’approccio rawlsiano: dal capabilities approach di Sen e Nussbaum al c.d. luck egalitarianism (Dworkin, Cohen, Arneson).
Nel secondo modulo metteremo in luce i limiti delle teorie della giustizia incentrate sul c.d. egualitarismo della sorte (cfr. Anderson, Wolff, Scheffer), e analizzeremo una diversa idea di eguaglianza, per la quale l’obiettivo dell’egualitarismo non deve essere l’eliminazione degli effetti della sfortuna, ma la fine dell’oppressione, dello sfruttamento e del dominio. Durante il secondo modulo vedremo in particolare le teorie della giustizia di Walzer, Young, Fraser e Honneth, teorie nelle quali si assiste ad uno spostamento dal paradigma distributivo al paradigma del riconoscimento o ad un tentativo di conciliare paradigma redistributivo e paradigma del riconoscimento.
Il terzo modulo del corso si soffermerà sul tema della cura nelle società contemporanee e sulla proposta normativa avanzata dalle teorie della cura. La maggior parte delle teorie della giustizia moderna e contemporanea parlano di individui liberi, autonomi e indipendenti; donne, bambini, anziani non autonomi e soggetti disabili sembrano entrare nei testi di filosofia politica solo grazie al contributo recente delle teorie di genere. La maggior parte delle teorie della giustizia continuano a dare per scontato che le funzioni di riproduzione sociale e di cura riguardino la sfera familiare e più in particolare al suo interno le donne. Ciò ha reso il genere femminile particolarmente vulnerabile alla povertà, alla violenza e alla discriminazione. L’etica della cura di autrici come Tronto e Kittay ci chiede di considerare la nostra naturale condizione di esseri umani dipendenti e di riconoscere il significato e il valore sociale del lavoro di cura: una società giusta è una società che riconosce la natura “politica” e non “privata” della questione dei soggetti dipendenti (anziani, disabili, bambini) e di coloro che svolgono lavoro di cura. Un lavoro oggi socialmente non riconosciuto e distribuito in base al genere, alla razza e alla classe.